Acciaio Inossidabile: corrosione e ruggine
L’acciaio inossidabile offre integrità strutturale ed estetica, grazie al sottile e compatto film di ossido di cromo che, aderendo perfettamente alla superficie, forma lo strato di passivazione dell’inox. Quando un componente in acciaio inossidabile viene messo in opera capitano, nonostante la passivazione, situazioni in cui si formano sulla superficie macchie rossastre sintomo di un attacco corrosivo localizzato, comunemente chiamati “punti di ruggine”, spesso accompagnato da una generale opacizzazione tendente al colore marrone della superficie del metallo, definita in inglese “tea staining”.
Sebbene questo tipo di ossidazione non sia nella sua forma pericoloso, è un forte campanello d’allarme in quanto può essere il punto d’innesco di fenomeni corrosivi ben più pericolosi a livello strutturale, inoltre evidenzia l’errata scelta del tipo di inox/trattamento/disegno per quel determinato ambiente.
Generalmente questo tipo di fenomeno si verifica in prossimità delle zone costiere dove aria salmastra (carica di cloruri) e condizioni climatiche favoriscono la dissoluzione puntuale dello strato di passivazione dell’acciaio inossidabile.
Le pubblicazioni scientifiche e gli studi indicano in media una distanza dalla costa compresa tra 0 – 5 km. Tuttavia, in determinate condizioni atmosferiche di umidità, vento e temperatura, si verifica anche fino a 20-25 km di distanza dalla costa.
Come accennato, questo tipo di ossidazione è un campanello d’allarme: per l’acciaio inossidabile, come per tutti gli altri metalli, l’innesco di un fenomeno corrosivo dipende da innumerevoli fattori: ambiente di lavoro, agenti inquinanti, condizioni esterne (ad esempio: correnti parassite, linee elettriche aeree o ferrovie nelle vicinanze ecc) e, non per ultimo, tipo di lega e trattamenti superficiali.
Non è detto, quindi, che la “colpa” venga dall’esterno: spesso è proprio la scelta di una lega di acciaio inossidabile sbagliata per un determinato ambiente che porta all’innesco di fenomeni corrosivi assolutamente prevedibili ad un occhio esperto.
Altro punto critico sono i trattamenti superficiali: anche nelle aziende più strutturate e ben organizzate a livello di ricerca e sviluppo, più volte mi sono sentito dire la frase <<Davvero, anche l’inox fa la ruggine? Io pensavo che essendo inossidabile resistesse per forza a corrosione>>
Scarsa o nulla attenzione viene quindi posta sul grado di passivazione (non viene eseguito nessun test di passivazione sul materiale o in loco), né spesso viene preso in considerazione il decapaggio dell’inox, sia esso localizzato o in vasca, chimico o elettrochimico.
Tutte queste disattenzioni, derivanti da una cultura maturata nei decenni per la quale “l’inox non arrugginisce”, portano poi ad un’errata valutazione dei rischi ed a successive conseguenze che vanno dai piccoli fenomeni corrosivi ad eventi tragici e disastrosi.
Un altro punto critico nella scelta dell’acciaio inossidabile è l’utilizzo di un parametro assolutamente sopravvalutato: il PREN (o PRE), Pitting Resistance Equivalent Number. Questo numero, di sicuro interesse industriale e scientifico, viene quasi sempre erroneamente usato come criterio unico per la scelta di una determinata lega di acciaio inossidabile, dimenticando che la passivazione dell’inox è un fenomeno continuo che rende l’inossidabile un materiale “vivo”: due leghe di acciaio inossidabile con lo stesso PREN possono presentare, a seconda degli alliganti, comportamenti e resistenza a corrosione totalmente diversi. Al PREN verrà presto dedicato un articolo.